Nel corso della prima metà del 2021, le nuove commesse per l'industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (industria MEM) sono aumentate del 24,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il quadro è simile per il fatturato. Rispetto alla prima metà del 2020, è aumentato del 9,3%, valore solo leggermente inferiore al livello pre-crisi. Le PMI e le grandi aziende hanno beneficiato allo stesso modo di questa forte ripresa. Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, sono particolarmente evidenti gli aumenti nel secondo trimestre del 2021 (commesse: +50,6% / fatturato: +20,2%). Tuttavia, questo cela anche un effetto base pronunciato, in quanto il secondo trimestre del 2020 è stato molto debole a seguito del lockdown quasi mondiale.
La ripresa sta avendo anche un impatto sull'utilizzo della capacità produttiva delle aziende. Questa era l'85,6% nel secondo trimestre del 2021. Secondo l'ultimo sondaggio del KOF, ha raggiunto l'87,2% a luglio, valore superiore alla media dell'86,1% calcolata sul lungo termine. Non sono ancora disponibili dati semestrali relativi all'occupazione. Nel primo trimestre del 2021, 313.500 persone lavoravano nel settore MEM. Swissmem presume che, grazie allo sviluppo positivo degli affari, il numero di dipendenti aumenterà nei prossimi mesi.
Crescita significativa delle esportazioni verso tutti i principali mercati
Nel corso del primo semestre 2021, le esportazioni di merci dell’industria MEM hanno raggiunto un valore di 33,4 miliardi di franchi. Questo valore è di +15,6% superiore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il settore MEM ha esportato di più verso tutti i principali mercati (UE +21% / USA +12,1% / Asia +8,4%). Tutti i gruppi di prodotti hanno beneficiato della ripresa. Le esportazioni di metalli sono aumentate del +25,2%, di strumenti di precisione del +13,8%, di elettrotecnica/elettronica del +12,0% e delle macchine del +10,5%.
Le prospettive permangono positive
Dopo i massicci crolli dovuti alla pandemia dello scorso anno, per la maggior parte delle aziende MEM la situazione è migliorata notevolmente. Quasi il 90% delle aziende valuta l'attuale situazione commerciale da soddisfacente a buona. "L'elevato numero di commesse indica che nel corso della seconda metà dell'anno le vendite dell’industria MEM supereranno significativamente i livelli pre-crisi ", afferma il direttore di Swissmem Stefan Brupbacher. "Dopo un 2019 difficile ed il pessimo anno scorso, questa ripresa è assolutamente necessaria per recuperare le perdite del passato e per generare fondi per l'innovazione e la digitalizzazione".
Anche i principali indicatori mostrano uno sviluppo positivo continuo. Nell'estate 2021, l'indice dei direttori agli acquisti (PMI) dell'industria ha raggiunto un valore molto alto in tutti i principali mercati, eccezion fatta per la Cina. Anche i risultati dell'ultimo sondaggio di Swissmem effettuato tra le aziende associate permettono di essere ottimisti. Per i prossimi dodici mesi, il 53% delle imprenditrici e degli imprenditori si aspetta un aumento delle commesse provenienti dall'estero. Solo l'undici per cento di loro prevede un calo degli ordini. Stefan Brupbacher segnala tuttavia alcuni rischi: "Nonostante tutto l'ottimismo, non dobbiamo dimenticare che, dopo il fallimento dell'accordo quadro, i rapporti con l'UE si sono deteriorati notevolmente. Siamo anche preoccupati per l'ulteriore intensificazione del conflitto commerciale tra Cina e Stati Uniti, nonché per il crescente China-Bashing in Svizzera.»
Quali saranno i prossimi passi in materia di politica sul clima?
Dopo la bocciatura della Legge sul CO2, laSvizzera ha bisogno rapidamente di una politica climatica orientata verso ciò che è politicamente fattibile. Il sistema degli accordi sugli obiettivi ha dimostrato che le emissioni di CO2 delleimprese industriali possono essere ridotte in modo sostanziale senza con questo compromettere la loro competitività internazionale. Solo grazie a questo sistema, dal 1990 le aziende membro di Swissmem sono state in grado di ridurre le loro emissioni di CO2 del56%. Secondo la Legge sul CO2 ancora in vigore, il sistema di accordo sugli obiettivi vale fino alla fine del 2021. Per Martin Hirzel, presidente di Swissmem, è quindi chiaro: "Il Parlamento deve approvare in autunno una legislazione transitoria che prosegua con il sistema degli accordi sugli obiettivi. In caso contrario, per le aziende sussiste la minaccia che a partire dal prossimo anno vi sia un forte aumento dei costi di produzione. Questo rappresenterebbe una grande mancanza di fiducia verso le aziende che hanno attuato importanti investimenti per ridurre le loro emissioni di CO2.»
Parallelamente, Swissmem si impegna a favore di una nuova edizione della legge sul CO2, snella, efficace e realistica. Per questo è di centrale importanza l’ampliamento del sistema di accordi sugli obiettivi a tutte le aziende. Dal punto di vista politico, questo elemento era incontestato nella fallita Legge sul CO2. È dunque possibile trasferirlo senza modifiche nella nuova legge. Al fine di evitare ulteriori oneri per la popolazione e le imprese, la nuova legge, in contrasto con il progetto di legge fallito, dovrebbe basarsi su una pura tassa invece di un carico fiscale. Swissmem fa le seguenti richieste:
- Dal 2022, la tassa sul CO2 sarà di120 franchi per tonnellata. A livello mondiale, la Svizzera ha quindi una delle tasse sul CO2 più alte. Questo valore massimo non dovrebbe essere aumentato ulteriormente.
- È necessario un trattamento equo di combustibili e carburanti. Pertanto, la tassa sul CO2 dovrebbe essere estesa ai carburanti. Questo si tradurrebbe in un aumento dei prezzi della benzina o del diesel, tenendo conto degli oneri esistenti sui trasporti (per esempio la TTPCP). Per far sì che questo abbia una possibilità davanti al popolo, la tassa deve essere rimborsata al 100% a popolazione ed economia. L'attuazione della parità di trattamento dovrebbe anche essere introdotta per gradi, in modo che le cittadine ed i cittadini possano basare i loro investimenti su di essa già in una fase iniziale.
- Per poter raggiungere la decarbonizzazione, la ricerca e l'innovazione sono cruciali. Dato che il popolo non vuole l’introduzione di nuove sovvenzioni, si dovrebbe rinunciare a un fondo per il clima. D'altro canto, gli strumenti governativi esistenti e collaudati devono ricevere più fondi. E devono essere aumentati anche i fondi per Innosuisse.
Garantire l’approvvigionamento elettrico
Strettamente collegata alla politica sul clima è la sfida di assicurare una fornitura di energia elettrica ininterrotta in ogni momento. Questo è esistenziale sia per la società che per l'industria. La Commissione federale dell'energia elettrica (ElCom) avverte che a partire dal 2030, quando dopo 50 anni di servizio saranno disattivate le centrali nucleari esistenti, durante i mesi invernali la Svizzera dovrà affrontare una notevole carenza nell’approvvigionamento elettrico. La ElCom chiede quindi che entro il 2030 venga assicurata durante inverno l’aggiunta di una capacità di produzione elettrica di 5 TWh. Dato che le energie rinnovabili non rappresentano una capacità di produzione elettrica garantita, la loro espansione accelerata non risolverà il problema. L'Ufficio federale dell'energia (UFE) ha riconosciuto questo problema e sta adeguando la sua pianificazione energetica. Le centrali nucleari esistenti, ad esempio, dovrebbero essere in grado di funzionare per almeno 60 anni. Questo non risolverà definitivamente il problema dell'elettricità invernale, ma per dieci anni darà spazio alla Svizzera per aprire la strada al progresso delle tecnologie alternative. Ma la sola pianificazione non è sufficiente. È necessario un impegno politico a favore delle centrali nucleari esistenti, permettendo così agli operatori di mantenere i loro impianti in rete per almeno quel periodo.
In questo contesto, Swissmem ritiene errato mettere le energie rinnovabili e l'energia nucleare l'una contro l'altra. La Confederazione e i politecnici federali dovrebbero anche monitorare gli ultimi sviluppi della tecnologia nucleare e continuare a condurre l'insegnamento e la ricerca in questi settori. Oltre agli aspetti di sicurezza, questo vale anche per gli "Small Modular Reactors". Per una completa decarbonizzazione dell'economia e della società, servono tutte le tecnologie neutre per il clima.
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