Swissmem è molto delusa dalla mossa del presidente degli Stati Uniti. L'imposizione di dazi doganali del 31% è del tutto incomprensibile e arbitraria, soprattutto perché dal canto suo nel 2024 la Svizzera aveva abolito tutti i dazi industriali. I nuovi dazi sono un duro colpo per le aziende dell'industria tecnologica svizzera, che dopo molti mesi di calo del fatturato si trovano in una situazione difficile.
Stando a una prima analisi, tutti i prodotti dell'industria tecnologica svizzera che non sono già gravati da dazi del 25% sui prodotti in alluminio e acciaio, saranno soggetti a un dazio del 31%; per i fornitori del settore automobilistico il dazio ammonta al 25%. A complicare la situazione si aggiunge il fatto che sulle esportazioni dell'UE viene applicato «solo» un dazio del 20%. L'industria tecnologica sta quindi perdendo competitività sul mercato statunitense anche rispetto ai suoi concorrenti dell'UE. Swissmem si aspetta quindi che le esportazioni di beni dell'industria tecnologica verso gli Stati Uniti subiranno una significativa riduzione. Particolarmente colpite sono le PMI che non producono negli Stati Uniti. Questo mercato rischia di crollare, a meno che non dispongano di prodotti indispensabili. Pertanto, le aziende svizzere devono ora dimostrare ancora di più la validità della loro strategia di concentrarsi su una nicchia con prodotti high-tech.
L'85% delle esportazioni è destinato ad altri Paesi
Dopo l'UE, gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di vendita per l'industria tecnologica svizzera, con una quota del 55%. L'anno scorso le esportazioni verso gli Stati Uniti sono state pari a 10,1 miliardi di franchi svizzeri, il che corrisponde a una quota di esportazioni di quasi il 15%. Non bisogna comunque dimenticare che l'85% delle esportazioni di merci è destinato ad altri mercati. È ora necessario agire con fermezza, ma con sangue freddo, sia a livello aziendale che politico.
A livello aziendale, in queste circostanze, gli altri mercati assumono ora un'importanza ancora maggiore. In primo piano si situa soprattutto il mercato principale dell'UE, ma anche e in particolare i mercati emergenti come India, Sud America, Sud-est asiatico e Cina. Gli investimenti nel campo dell'innovazione stanno inoltre acquisendo un'importanza ancora maggiore. Le aziende possono riguadagnare competitività solo con prodotti migliori e con una maggiore efficienza.
Swissmem fornisce già da settimane alle sue aziende associate una consulenza intensiva con dei webinar informativi e attività di chiarimento su specifiche questioni doganali e continuerà a potenziare i servizi di supporto.
Agire con determinazione a livello politico: politica estera e interna!
A livello politico, il Consiglio federale deve ora cercare personalmente e con la massima urgenza il dialogo con i settori competenti del governo statunitense e spiegare la politica commerciale aperta e i vantaggi della Svizzera. L'obiettivo deve essere quello di evitare i dazi doganali o almeno di attenuarli. Inoltre, la Confederazione deve facilitare più rapidamente l'accesso agli altri mercati. In concreto, dopo la scadenza del termine referendario, l'accordo di libero scambio con l'India deve entrare in vigore il più rapidamente possibile. Anche la conclusione dell'accordo di libero scambio con il Mercosur e l'estensione dell'accordo con la Cina sono questioni urgenti. E, non da ultimo, gli Accordi bilaterali III stanno assumendo un'importanza ancora maggiore. Il rapporto con il nostro partner commerciale di gran lunga più importante deve essere regolato in tempi brevi. Gli Accordi bilaterali III sono la via da seguire.
Il maggiore spazio di manovra risiede nella politica interna. Per sostenere l'industria, la guerra commerciale deve essere riconosciuta come giustificazione per il lavoro a orario ridotto e la durata massima di fruizione deve essere estesa il più rapidamente possibile a 24 mesi. Inoltre, Swissmem si aspetta che tutti i settori e i partiti sostengano senza riserve la strategia di libero scambio della Confederazione. Oltre a ciò, è necessario liberare le aziende da regolamentazioni o oneri finanziari inutili. L'ordinanza della legge sul CO2 approvata ieri, che impone ulteriori vincoli all'industria, è solo un esempio di una via chiaramente sbagliata.
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