L'obiettivo della Svizzera è quello di utilizzare in futuro le risorse naturali in modo più efficiente rispetto al passato. In questo contesto, l'industria svolge un ruolo fondamentale ed è già all'avanguardia in termini di sostenibilità. Dal 1990, i membri di Swissmem hanno ridotto le loro emissioni di CO₂ di oltre il 60%. L'industria tecnologica non ha bisogno di leggi dannose all'economia e sta già dando il buon esempio. Senza un'industria forte, l'obiettivo dello zero netto non può essere raggiunto, dal momento che per la riduzione delle emissioni di CO₂ sono fondamentali le soluzioni tecniche.
No a costi di produzione ancora più elevati e alla rottamazione del parco macchine funzionante
Nel caso di accettazione dell'iniziativa, le aziende sarebbero state costrette a fabbricare entro dieci anni prodotti e componenti per il mercato svizzero in base a norme molto più severe rispetto a quelle previste per l'esportazione. Questo avrebbe comportato che uno stesso prodotto avrebbe dovuto essere realizzato secondo requisiti diversi. L'attuazione dell'iniziativa dei Giovani Verdi avrebbe inoltre comportato lo smaltimento di macchine e impianti costosi e perfettamente funzionanti prima della fine della loro vita utile. Questo sarebbe l'esatto contrario di una vera sostenibilità.
No all'indebolimento della competitività e a una libertà economica limitata
Il breve periodo di transizione per l'attuazione dell'iniziativa avrebbe richiesto drastiche misure normative che avrebbero limitato in modo massiccio la libertà economica delle aziende. Sul lungo periodo, anche i prodotti destinati all'esportazione avrebbero dovuto essere prodotti nel rispetto di queste rigide direttive. Le conseguenze: indebolimento dell'economia di esportazione dovuto a notevoli svantaggi competitivi rispetto ai concorrenti esteri.
Migliorare l'attrattiva della piazza economica e le condizioni quadro
Sarebbe opportuno che la Svizzera sgravasse le proprie imprese, che sono determinanti per il benessere del Paese, riducendo la burocrazia e le leggi dannose all'economia. Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha iniziato il suo secondo mandato con autocritica e una correzione di rotta: ha ammesso che negli ultimi anni l'UE è scivolata troppo nella microgestione e che ora è necessario stabilire un equilibrio tra la protezione del clima e buone condizioni quadro per l'industria. Vuole ora concentrarsi maggiormente sul dialogo con le imprese e i gruppi di interesse.
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